Intervista a Matteo Gentili

Abbiamo avuto il piacere di conoscere Matteo Gentili grazie a La dieta delle prime volte. Storia di una rinascita e vi assicuro che Matteo è proprio una bella persona, come traspare dalle pagine del suo libro.

Matteo si è prestato a rispondere a qualche nostra domanda…

Ciao Matteo, benvenuto su ZeBuk. Racconta chi sei a chi non lo sa.
Mi chiamo Matteo Gentili. Sono un ventisettenne come tanti. Nella vita di tutti i giorni faccio l’insegnante di Materie Letterarie. Amo l’indipendenza e il vento che soffia addosso al mio corpo. Per essere indipendente, da qualche tempo vivo da solo. Per sentire il vento soffiarmi contro, passo molto tempo in spiaggia, un luogo abbastanza ventoso tutto l’anno. Ma c’è qualcosa che mi piace ancora di più. La mattina amo svegliarmi presto. Perché? Perché voglio fare colazione con tutta calma. Mi piace farla in silenzio, con il solo suono del cucchiaino nella tazza di ceramica. E c’è qualcosa che non può mancare: la marmellata di albicocche. È strana questa nuova abitudine. Fino a qualche anno fa, non mi sarebbe sembrato neanche lontanamente concepibile il fatto che, un domani, avrei adorato fare colazione. Ma le mie vecchie certezze sono andate in frantumi, da quando una mattina di giugno ho deciso che niente sarebbe stato più come prima. Da quella mattina è iniziata la mia rinascita. Da quella mattina mi sono messo a dieta ed ho perso più di cinquanta chili. Cinquanta chili di grasso, sì, ma anche cinquanta chili di paure e di insicurezze. Ho scritto un libro dove racconto tutto questo. Ho deciso di intitolarlo: ‘La dieta delle prime volte. Storie di una rinascita’. E, con l’editore, abbiamo deciso di scegliere come soggetto per la copertina proprio delle albicocche. Perché sono così importanti le albicocche nella mia storia? Dovete leggerlo!

Cosa fai ora e soprattutto, come ti senti?
Oggi passeggio. Mi piace passeggiare. Lo farei per ore senza stancarmi. Lo faccio spesso da quando mi sono trasferito in una città costiera tutta in pianura. Mentre passeggio, la mia mente si affolla di pensieri belli, di progetti e di sogni. Vi assicuro che passeggiare con cinquanta chili in meno è come volare. Ecco, io mentre passeggio è come se volassi. Spontaneamente. Credo che questa immagine, di me che volo, spieghi meglio di qualsiasi altra quello che sono adesso, quello che faccio e come mi sento. Spontaneo. In questo periodo della mia vita mi sento molto spontaneo. Una spontaneità speciale che mi dona tanta leggerezza. Una leggerezza che mette le ali. Una leggerezza che mi permette di vivere intensamente il presente nelle sue gioie, nelle sue delusioni, nelle sue soddisfazioni e nelle sue sconfitte. E di volare sopra tutto e tutti con una sola meta: scoprirmi. Perché ho scoperto che ha molto più valore il tempo passato a scoprirmi, rispetto a quello passato a definirmi.

Come è nata l’idea di questo libro?
L’idea di scrivere la storia della mia dieta è nata mentre i chili continuavano a scendere ma i miei occhi non vedevano allo specchio altro se non il Matteo grasso che avevano sempre visto. In quel momento avevo bisogno di fare chiarezza in me riguardo a quello che era successo e a quello che stava succedendo. Poi, mentre scrivevo, ho iniziato a convincermi del fatto che quello che mi stava accadendo fosse troppo bello e troppo grande per non essere condiviso con gli altri. A chi non capita, o non è capitato, di trovarsi in una situazione di profondo malessere e frustrazione, con la sensazione di non poter fare nulla per cambiare? Mi sono detto che, magari, la mia storia avrebbe potuto aiutare qualcun altro. Infine, confesso di aver scritto anche per non dimenticare quello che ho provato e le persone che ho incontrato nella mia dieta delle prime volte.

Cosa vorresti dire al Matteo di qualche anno fa e a tutti quelli che si trovano nei suoi stessi panni?
Il Matteo di qualche anno fa, il Matteo grasso, il Matteo che si sentiva sempre sbagliato e mai abbastanza, il Matteo solo, il Matteo disperato, lo abbraccerei forte. Lo stringerei perché è quella l’unica cosa di cui abbia davvero bisogno quel Matteo lì. Del calore. Poi gli direi di tenere duro. Di continuare a farlo, nonostante la quotidianità lo spezzi. Nonostante quel senso di vergogna paia non volerlo mai abbandonare. Che stia saldo. Una mattina di giugno, davanti ad un mare in tempesta, sentirà scorrere il cambiamento nelle sue vene. E tutto, finalmente, sarà diverso.
A quelli che si sentono come si sentiva il Matteo di qualche anno fa direi che non c’è male più grande, che possiamo fare a noi stessi, del negarci la felicità. E se per essere felici capiamo di doverci mettere a dieta o chiudere una relazione o cambiare città, facciamolo! Lo so che è difficile cambiare. Che è rischioso e che mette paura. Prima di trovare il coraggio di cambiare, io sono arrivato al punto di pensare che farla finita fosse l’unica via d’uscita. Eppure è stato questo pensiero a salvarmi. È necessario affrontare la nostra paura di cambiare, se vogliamo veramente riprendere in mano la nostra vita. Perché è vero, noi non possiamo salvare il mondo, ma abbiamo l’obbligo di salvare noi stessi. E non possiamo salvare noi stessi se non ci accettiamo. Se non ci amiamo. Se crediamo che la nostra vita non sia veramente unica e irripetibile. Se ci buttiamo via ogni giorno. Se davanti allo specchio preferiamo voltarci, invece di guardarci nei nostri stessi occhi. E non ci sono scuse che tengano. Non ci sono figli, non ci sono genitori da accudire o compagni che temiamo di perdere. Non possiamo donare amore vero agli altri, se non lo doniamo anche a noi stessi.

Hai qualche altro libro in cantiere?
Sì. C’è un libro in cantiere. È il frutto della dieta dell’anima, venuta subito dopo quella del corpo. È un libro che parla di coraggio e che, al tempo stesso, rappresenta un atto di coraggio. Sono molto legato alla storia che racconto, al suo protagonista e ai suoi sentimenti che, raccontandosi, mette a nudo. Non è un romanzo autobiografico, ma c’è molto di me fra le sue righe.

E ora la domanda rito di ZeBuk: qual è il tuo libro preferito e quello che attualmente hai sul comodino?
È il mio preferito ed è sempre sul mio comodino. Paura di vivere di Alexander Lowen. Un libro che mi ha travolto. Un libro che mi ha dato qualcosa che cercavo da tanto tempo e che mi ha fatto capire che quell’uragano di emozioni che c’è nel mio corpo è qualcosa di bello, perché è espressione della vitalità del mio corpo. Dopo averlo finito di leggere, non sono stato più lo stesso. E non è retorica. È proprio la realtà dei fatti. Mi ha dato una consapevolezza nuova. Mi ha fatto capire di essere sulla buona strada. Mi ha regalato strumenti per affrontare la mia nuova vita. Non è un libro semplice. È una lettura che richiede coraggio. Tanto coraggio perché induce a mettere in discussione tutto. Gli affetti che abbiamo provato e che proviamo, le verità che serbiamo e i capisaldi che riteniamo invalicabili. L’insegnamento più grande è questo: che noi rimaniamo nel guscio o che cerchiamo di rompere questo guscio, moriremo lo stesso. Ma se moriamo dopo aver spezzato il guscio, saremo eroi. Eroi che affrontano la vita lealmente. Eroi che nel cambiamento hanno trovato il piacere e il vero senso della loro vita. Questo l’ho sperimentato sulla mia pelle. È proprio così. Lowen me ne ha dato la conferma. E l’idea di me che ho spezzato il guscio di paure e insicurezze nel quale ero rinchiuso me la porto dentro ogni giorno e mi fa sentire eroe. Un vero eroe.

Grazie mille Matteo, speriamo di rileggerti presto!

Classe 1983 anni, romagnola, mamma di due splendidi bambini e di una stella nel cielo. Programmatrice, lettrice e multitasking (o almeno ci si prova!) Mi piace la lettura da sempre, ho voluto una libreria ampia e spaziosa nella casa nuova, che accogliesse tutti i miei libri. A natale, stufo dei libri accatastati ovunque, mio marito mi ha comprato un ereader. Ed è stata la fine…..

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