Aglio, olio e assassino, Pino Imperatore

«Io non mi faccio capace: come fanno certe persone a volere la morte degli altri in una città così bella?» si chiese Importa lanciando un occhio goloso a una graffa fritta che un cameriere gli aveva appena messo davanti. «Napoli non merita di essere macchiata dal sangue; Napoli vuole colorarsi di gioia. Sembra ‘na banalità; io invece penso che sia una considerazione giustissima».

Quando un titolo mi strizza l’occhio parlando di cucina difficilmente riesco a resistere. E sì, lo so che ovunque si guardi ci sono più programmi e corsi e incontri di cucina che altro ma è più forte di me. Da un po’ di tempo, poi, il connubio cucina e mistero, crimini, assassini sembra imperare, da Maigret al commissario Montalbano a tutti i più recenti ispettori, poliziotti e affini, che s’intendono di cucina oltre che di reati. Aglio, olio e peperoncino poi è uno dei miei piatti preferiti: semplice negli ingredienti ma non così facile nella preparazione…

La recensione di Aglio, olio e assassino di Pino Imperatore

Nonno Ciccio aveva aperto la Parthenope nei primi anni Sessanta in via Mergellina, sotto la collina Monteleone, recuperando un’antica grotta di tufo abbandonata. […] Il menù della Parthenope era composto da piatti di mare e di terra che ossequiavano la tradizione e la arricchivano con trovate geniali frutto di scoppiettanti discussioni durante le quali Vitiello senior e Vitiello junior trattavano tematiche di alta filosofia enogastronomica.

Nell’affascinante quartiere di Mergellina, Francesco e Peppe Vitiello gestiscono la premiata trattoria Parthenope, dispensando buoni piatti e aneddoti ancor più saporiti. L’ispettore Gianni Scapece, amante della cucina non meno che delle donne, lavora nel commissariato appena aperto di fronte al locale, dove si racconta che viva il fantasma di una vedova allegra. (DeA Planeta Libri)

Gli ingredienti ci sono tutti (quelli alimentari e quelli del delitto seriale), l’ambientazione anche (Napoli è magica, sempre, sotto ogni aspetto), i personaggi hanno caratteri ben definiti, chi simpatico, chi odioso a prima vista, chi affascinante, chi tenebroso. Azioni e reazioni sono spesso inaspettate, come è giusto che sia in un thriller. Ma in questo romanzo il thriller è sapientemente mescolato alla commedia e il risultato è un’opera apprezzabilissima, che sa abbassare i toni angoscianti del thriller ma senza annacquarli, anzi: c’è leggerezza, c’è ironia come solo a Napoli sanno fare.

Il mio parere su Aglio, olio e assassino di Pino Imperatore

Giunto in via Caracciolo, passeggiò sul lungomare fino alla Villa comunale. I particolari della scena del delitto erano tante tessere di un mosaico che cominciava appena a formarsi nella sua mente.
«Corpo nudo, gambe aperte, coltello nella schiena» pensò. «Peperoncino sul sedere. Genitali immersi nell’olio e nell’aglio. Un bel rompicapo. Come prima indagine su un omicidio a Napoli, non poteva capitarmi di meglio. Aglio, olio e peperoncino. Anzi no. Aglio, olio e assassino».

Aglio, olio e assassino è Napoli. Fin dentro le ossa del romanzo, nei suoi paragrafi più oscuri e in quelli più semplicemente allegri e jammejà. Aglio, olio e assassino è il risultato della conoscenza profonda di una città che ha tanto e tanto da raccontare, per chi ha voglia di scoprirlo. Tra misteri, riti, chiese e dipinti, tra peperoncini e cornetti rossi fatti a mano, tra profumo di mare e ombre evanescenti appena intraviste alla finestra. Aglio, olio e assassino è un thriller senza quell’ansia terribile che mi prende quando so di dover leggere certi libri. Non annacquato, certo, con l’aggressività e la crudezza realistica che ci vuole ma ripulita dal troppo rumore di fondo, da quell’adrenalina ansiogena che si tende a inserire nei thriller più convenzionali.

Documentandomi sul romanzo ho trovato critiche anche pesanti a Pino Imperatore, al suo approfittare del momento di “ipernarrazione culinaria” per cavalcare l’onda. Concordo in parte sulla troppa cucina: di programmi e storie fotocopia non se ne può più. Ma non si tratta di questo caso, e se si parla della vita quotidiana, dell’umanizzare persone che fanno il proprio lavoro (duro, rischioso, difficile, delicato) e nel frattempo vivono una vita normale, fatta anche di insalate di rinforzo per Natale e del baccalà cucinato come solo mammà sapeva fare… ecco, su questo non transigo: la tavola fa parte – e parte importante – della normalità umana. Guai a negarla.

Da parecchio tempo ho un gran desiderio: vivere Napoli. Non visitarla, come farebbe un turista, ma viverla quotidianamente, almeno per un po’. Ci sono luoghi che chiamano perché hanno da dirti qualcosa nell’orecchio e non possono farlo da lontano, e Napoli è da un po’ che ritorna nelle mie letture e nei miei pensieri. Chissà, sarà la volta buona?

Insomma, per me Aglio, olio e assassino è un grande sì.
Ora però sono curiosa di vedere se il seguito delle vicende conferma la mia impressione: a presto con Con tanto affetto ti ammazzerò, ma anche con i precedenti romanzi di Pino Imperatore, che – sono convinta – saranno molto ispiranti!

Aglio, olio e assassino
Pino Imperatore
DeA Planeta Libri (collana Narrativa italiana), 2019, pag. 368, € 15,00
ISBN: 978-8851161736

Polepole è Silvia, lettrice affamata e da poco tempo molto selettiva, geometra, architetto, perenne studente della vita. Sono nata nel 1973, in un soleggiato ultimo giorno di aprile, ho un marito e due figli meravigliosi, che riempiono la mia vita di emozioni belle. Passerei l’intera esistenza sui libri, con tazza di cioccolata fumante al seguito, senza distogliere lo sguardo se non per farmi conquistare dalla copertina di un altro libro.

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